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Il percorso delle Province Siciliane

Era domenica 3 marzo 2013 quando il Presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, annunciò nel corso del programma “L’Arena” di Giletti, l’abolizione delle Province in Sicilia.

"A partire da domani aboliremo le Province. La mia Giunta, in tal senso, approverà una proposta di legge. La Sicilia sarà la prima regione d’Italia che le taglierà dando spazio ai liberi consorzi di Comuni”.

 

Subito dopo viene approvata la Legge 278 “Norme transitorie per l’istituzione dei liberi Consorzi Comunali”. In Sicilia, i “Liberi Consorzi” sono istituiti dalla Legge Regionale n. 8 del 24 marzo 2014.  Il resto dell’Italia guarda con interesse e ammirazione la Sicilia che abolisce le Province e diventa un modello da seguire. Di fatto però l’articolo 1 comma 3 stabilisce che si sospende semplicemente «il rinnovo degli organi provinciali». In questo modo non si celebrano i rinnovi dei consigli provinciali in scadenza nel mese di maggio, e si avviano al commissariamento tutte le nove province, quattro delle quali già in amministrazione governativa dello scorso anno. Ne consegue che le Province continuano ad esistere, così come continuano le funzioni istituzionali. I normali servizi però non possono essere totalmente garantiti in virtù dei tagli previsti dalla Finanziaria, perché in un colpo solo i Commissari delle nove province siciliane si ritrovano con 150.000.000 di euro in meno. La situazione è talmente grave che le province più piccole (Caltanisetta, Siracusa ed Enna) potrebbero avviare le procedure di dissesto. Accanto alla L.R. 8 del 2014, in attesa delle modifiche al titolo V della Costituzione, la legge n.56 del 7 aprile 2014, prevede l’istituzione delle Città Metropolitane. Esiste però un punto di rottura tra la legge nazionale e la legge regionale, tra quanto previsto da Delrio e quanto modificato da Crocetta. Non possono esserci dubbi che la legge Delrio sia la più completa, innanzi tutto perchè disciplina le funzioni dei nuovi Enti, anche nel dettaglio e stabilisce le modalità di elezione dei vari organismi, cosa che nella legge siciliana non si riscontra. La legge nazionale prevede inoltre l’allocazione delle risorse, materiali, finanziarie ed umane, da trasferire ai nuovi Enti, ed in parte anche a Comuni e Regioni. Permane un certo tasso di incertezza per i circa 60 mila dipendenti delle Province, i quali, tuttora, non conoscono la loro precisa collocazione, pur in presenza di garanzie circa il mantenimento del posto di lavoro e del livello retributivo. Appare preoccupante il fatto che la nuova legge punti ad una netta diversificazione fra due tipi di Province: quelle poche, quindici in tutt’Italia, destinate a diventare Città metropolitane, e le molte altre, poco meno di un centinaio, che, provvisoriamente continuano ad essere chiamate ‘province’.

Vediamo da vicino le Città Metropolitane.

Dalla Legge Regionale n. 15 del 8 agosto 2015:

1. Sono organi della Città metropolitana:

a) il Sindaco metropolitano;

b) la Conferenza metropolitana;

c) la Giunta metropolitana;

d) l’Adunanza elettorale metropolitana.

Alla data del 30 ottobre 2015 la maggior parte delle ex Province Siciliane ha pubblicato nei loro rispettivi Albi Pretori, rispettando i termini previsti,  l’elenco degli elettori.

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